Via genetica comune fra Parkinson e malattie autoimmuni

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 24 giugno 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La pleiotropia in genetica è la proprietà per la quale un gene influenza caratteri diversi di un fenotipo, apparentemente non correlati tra loro. Non si tratta di un fenomeno, come si legge in alcuni manuali, nell’Enciclopedia della Scienza e della Tecnica Treccani, in Wikipedia, ecc., ma piuttosto di un concetto che spiega un’apparenza: lo si credeva un fenomeno quando non si conoscevano i rapporti molecolari fra il prodotto del gene e le varie vie biochimiche dell’organismo. Un esempio tradizionale di pleiotropia in genetica medica è quello della fenilchetonuria, dovuta ad una mutazione recessiva di un gene sul cromosoma 12 che determina negli omozigoti il difetto dell’enzima fenilalanina idrossilasi, operante la conversione della fenilalanina in tirosina. Poiché la conversione è necessaria per la sintesi di tiroxina, adrenalina e melanine, le persone colpite, oltre ad avere la malattia caratterizzata da deficit intellettivo, eliminazione di acido fenilpiruvico con le urine (oligofrenia fenilpiruvica) e sintomi dovuti alla carenza di questi importanti ormoni, hanno pelle chiara e occhi azzurri per il difetto di sintesi dei pigmenti melanici. Si tratta dunque di conseguenze distanti di una causa genetica comune.

Il concetto di pleiotropismo è stato chiamato in causa recentemente per spiegare la possibile comunanza genetica di cause fra malattie autoimmunitarie e malattia di Parkinson.

Recenti studi genetici di associazione estesi all’intero genoma (GWAS, da genome-wide association studies) e analisi delle vie supportano le numerose osservazioni accumulatesi negli anni, relative all’esistenza di un’associazione tra malattie a patogenesi autoimmunitaria e malattia di Parkinson. L’era post-GWAS – come è stata chiamata – fornisce un’opportunità per analisi cross-fenotipo fra differenti fenotipi complessi. Alcuni tra i principali consorzi genetici per lo studio del Parkinson e numerosi istituti europei e americani, in uno studio che ha Witoelar per primo nome, hanno sottoposto a verifica sperimentale l’ipotesi che vi siano varianti genetiche di rischio comuni, veicolanti probabilità di sviluppare sia malattie autoimmuni sia degenerazione nigro-striatale parkinsoniana. I ricercatori si sono posti anche l’obiettivo di identificare nuove varianti genetiche condivise e le loro vie molecolari, applicando un nuovo criterio statistico in un approccio esteso all’intero genoma.

I risultati di questo lavoro di proporzioni rilevanti sono di sicuro interesse per la comunità neuroscientifica e neurologica.

(Witoelar A., et al. Genome-wide Pleiotropy Between Parkinson Disease and Autoimmune Diseases. JAMA Neurology - Epub ahead of print doi: 10.1001/jamaneurol.2017.0469, 2017).

Dei numerosi istituti di provenienza degli autori citati si riportano i seguenti: Norwegian Centre for Mental Disorders Research (NORMENT), K. G. Jebsen Centre for Psychosis Research, Oslo University Hospital, Oslo (Norvegia); Laboratory of Neurogenetics, National Institute on Aging (NIH), Bethesda, Maryland (USA); Department of Psychiatry, University of California at San Diego, La Jolla, CA (USA); Institute of Clinical Molecular Biology, Christian Albrechts University of Kiel, Kiel (Germania); Sorbonne University and Pierre et Marie Curie University (UPMC), Paris (Francia); Rita Lila Weston Institute, University College London, London (Regno Unito); German Center for Neurodegenerative Diseases (DZNE), University of Tübingen, Tübingen (Germania).

Prima di riassumere l’esito dello studio di Witoelar e colleghi, si invita alla lettura della recensione contestualmente pubblicata (Note e Notizie 24-06-17 La diffusione prionica di sinucleina intestinale causa il Parkinson) che propone anche un’utile introduzione alla malattia di Parkinson.

I principali esiti dello studio si possono compendiare in una lista di nuovi loci genici e loro vie molecolari, implicati nella malattia di Parkinson e nei processi autoimmunitari.

L’analisi estesa all’intero genoma ha identificato 17 nuovi loci genici, con un rischio di falsa scoperta minore dello 0.005, con sovrapposizione fra malattia di Parkinson e patologia autoimmune, inclusi loci già conosciuti del Parkinson adiacenti a GAK, HLA-DRB5, LRRK2 e MAPT per l’artrite reumatoide, la colite ulcerosa e la malattia di Crohn. La replica ha confermato la partecipazione di HLA, LRRK2, MAPT, TRIM10 e SETD1A nella patologia neurodegenerativa nigro-striatale. Tra i nuovi geni scoperti, WNT3, KANSL1, CRHR1, BOLA2 e GUCY1A3 sono all’interno di una rete di interazione proteina-proteina, con i geni già conosciuti del Parkinson. Un sotto-insieme di nuovi loci era significativamente associato a cambiamenti nella metilazione o nei livelli di espressione di geni adiacenti.

In conclusione, i risultati di questo studio forniscono nuovi elementi di conoscenza dei meccanismi della patologia autoimmune e parkinsoniana, e identificano una via genetica comune per questi due fenotipi patologici. Si spera che le potenziali implicazioni terapeutiche di queste nuove conoscenze suggeriscano nuovi trials clinici con farmaci antinfiammatori.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

Roberto Colonna

BM&L-24 giugno 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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